RECENSIONEa cura di Corradino Cassatt (28/12/2019)

Ci sono diverse ragioni per le quali il genere degli sparatutto in prima persona ha molti estimatori. Alcuni ne apprezzano la componente tattica, altri la frenesia e l’azione. Giocando a Bulletstorm si ha l’impressione che il gioco sia stato concepito per soddisfare chi prova piacere fisico nell’infliggere dolore al prossimo.

Per fortuna tale sadismo è mitigato dall’ironia usata nel rappresentare la violenza. In Bulletstorm esistono così tanti modi per eliminare i nemici che neanche ci provo ad elencarli tutti. L’esperienza di gioco è regolata da una forte componente narrativa.

Il protagonista è il capo di un gruppo di mercenari che, nel tentativo di uccidere un ex cliente per regolare un conto in sospeso, si ritrova bloccato su un pianeta ostile.

Per poter fuggire, lui e l’unico sopravissuto del suo gruppo dovranno raggiungere la navetta in possesso del suo nemico. I livelli sono costituiti da lunghi corridoi, senza alcuno spazio per l’esplorazione.

L’azione scorre veloce e inesorabile, scandita da arguti ed esilaranti scambi di battute tra i due personaggi.

I frequenti colpi di scena fanno sì che non ci si annoia mai, però ciò comporta che la durata della partita è piuttosto breve. Il giocatore ha a disposizione un discreto campionario di armi da fuoco.

Ciascuna di esse dispone di un potente fuoco secondario, che va usato con parsimonia perché il numero di colpi è limitato e le munizioni hanno un costo nei numerosi punti attraverso i quali è possibile rifornirsi. Da segnalare per la sua stravaganza il fucile da cecchino, i cui proiettili possono essere guidati col mouse (ovviamente al rallentatore) verso il bersaglio designato.

A un certo punto il protagonista entrerà in possesso di una sorta di lazo energetico. Con esso si potranno trascinare verso di sé i nemici e alcuni oggetti. Nell’istante in cui si troveranno a portata “di piede”, questi appariranno circondati da un alone luminoso e il tempo rallenterà per permettere al giocatore di prendere la mira e scaraventarli con un calcio verso il vuoto o verso trappole improvvisate (spuntoni, aculei, cavi elettrici scoperti... solo per citarne alcune).

Ogni esecuzione viene premiata con un punteggio che aumenta in base alla sua spettacolarità. Tali punti sono anche la valuta necessaria per l’acquisto di munizioni e potenziamenti per le armi. Il cappio, così viene chiamato il lazo di energia, è un’arma assai potente: in parecchi frangenti è possibile sbaragliare facilmente orde di nemici senza sparare un solo colpo di arma da fuoco.

Per fortuna il livello di difficoltà è modificabile in qualsiasi momento: a un certo punto della partita sono passato dal livello intermedio a quello immediatamente più alto (su cinque disponibili), e così è rimasto fino al completamento della campagna per giocatore singolo. Le meccaniche di gioco sono piuttosto varie. In un particolare momento arriverete addirittura a comandare a distanza un gigantesco robot.

Tutto si può dire di Bulletstorm, tranne che sia un gioco ripetitivo. Grafica e sonoro sono notevoli. Alcuni paesaggi mozzano il fiato per come sono stati ben realizzati, la recitazione dei vari personaggi è di ottimo livello. Purtroppo il gioco è piuttosto breve; la modalità multigiocatore e le sfide a tempo su determinate porzioni dei livelli poco aggiungono all’esperienza globale.

Tirando le somme, si può certamente affermare che Bulletstorm non durerà molto e non costituirà una sfida insuperabile, però il tempo che si impiega a portarlo a termine sarà esaltante e ricco di emozioni.

SCREENSHOT a cura di BrokenArrow (06-03-2011)