RECENSIONE a cura di Corradino Cassatt (25/08/2022)
Homefront: The Revolution è uno sparatutto in prima persona che concede ampia libertà al giocatore mettendogli a disposizione un ambiente aperto con molteplici obiettivi da portare a termine, in qualsiasi ordine lo si voglia fare.
La storia è ambientata in un futuro non lontano in cui gli Stati Uniti d’America sono stati invasi dalla Corea del Nord. Il protagonista, che si chiama Ethan Brady e rimane silenzioso per tutta la durata del gioco (immagino per favorire l’immedesimazione da parte del giocatore), entra in contatto con il movimento clandestino di resistenza, attivo nella città di Philadelphia.
Dopo alcune spiegazioni fornite da uno dei capi, la riunione viene interrotta dall’incursione dell’esercito coreano, costringendo Brady a fuggire e a raggiungere l’avamposto della resistenza più vicino per imbracciare le armi e passare all’azione.
Come ho accennato all’inizio, i livelli non sono strutturati come un corridoio più o meno lungo da percorrere dall’inizio alla fine, ma come una serie di macroaree (identificabili con i quartieri della città) collegate fra loro da vari tunnel e passaggi, all’interno delle quali si persegue un obiettivo principale, che fa procedere la trama, e altri secondari.
Come ho accennato all’inizio della recensione, il giocatore è libero di completarli come meglio crede. I battaglioni dei soldati nemici sorvegliano gli avamposti da loro presidiati o effettuano una sorta di servizio di ronda nella zona occupata.
Se il giocatore si trova nel loro campo visuale, compare un simbolo triangolare nella direzione da cui proviene l’osservatore, che si ingrandisce a mano a mano che questi si avvicina insospettito. Raggiunta la piena grandezza, scatta l’allarme, che cesserà solo dopo che il protagonista avrà seminato chi gli dà la caccia. Brady è una macchina da guerra quasi inarrestabile e dalle svariate abilità.
Innanzitutto, è agile come una gazzella e può facilmente scavalcare muri piuttosto alti. Inoltre, non solo sa utilizzare al meglio qualsiasi arma, ma è anche in grado di modificarla al volo qualora ciò fosse possibile (esempio: da fucile a pompa a lanciafiamme).
Nel combattimento corpo a corpo non ha rivali: gli basta entrare in contatto con un nemico non munito di corazza per ucciderlo all’istante, piantandogli il coltello in gola o spaccandogli la testa contro un ostacolo adiacente. Questa azione è particolarmente utile nelle fasi in cui non conviene far scattare l’allarme facendo rumore sparando.
Rovistando tra le macerie o frugando nelle case abbandonate è possibile recuperare degli oggetti utili.Alcuni di questi possono essere venduti al mercato nero, altri possono essere usati per fabbricare al volo delle armi, suddivise in tre categorie: molotov incendiarie, esplosivi e disabilitatori di meccanismi elettrici.
Queste, a loro volta, possono essere di quattro tipi: da lancio, a innesco con l’avvicinarsi di un nemico (una specie di mina di prossimità), ad attivazione a distanza mediante telecomando oppure montate su un’automobilina radiocomandata munita di videocamera.
Quest’ultima può raggiungere senza essere notata luoghi inaccessibili, in quanto angusti o strettamente sorvegliati, determinando una ulteriore opportunità strategica all’azione di guerra. In ogni quartiere il perseguimento di un obiettivo, principale o secondario che sia, culmina con la conquista di un avamposto nemico.
Ciò si può ottenere sia con un attacco diretto che entrando di nascosto senza far rumore, dipende dalle preferenze del giocatore.
Il secondo approccio è maggiormente consigliato e si può attuare usando un meccanismo disabilitante per mettere fuori uso le serrature elettroniche degli ingressi o per fermare le ventole dei condotti di areazione attraverso i quali intrufolarsi di nascosto. Con un apposito tasto si può consultare lo smartphone, grazie al quale si possono visualizzare gli aggiornamenti sulla missione, i messaggi da parte dei membri della resistenza, gli incarichi opzionali e la mappa dell’area. Se invece si attiva la funzione videocamera, si potranno inquadrare i vari soldati, che verranno così tracciati in tempo reale sulla mini mappa satellitare presente nell’interfaccia di gioco. Fatto questo, si disporrà di tutti gli elementi per cercare di portare a termine un’azione stealth.
In realtà è molto difficile raggiungere l’obiettivo (di solito si tratta di un oggetto o un meccanismo con il quale interagire) senza farsi vedere. Quasi sempre si verrà individuati a distanza relativamente breve da esso e si dovrà farsi strada sparando, però almeno sarà stata prima eliminata un buona parte dei soldati di guardia oppure ci si troverà fuori dalla portata delle difese esterne della roccaforte da conquistare. Una volta occupato, la porzione di territorio di cui fa parte l’avamposto passa sotto il controllo della resistenza.
Qui è possibile effettuare acquisti con la valuta di gioco, vale a dire armi, equipaggiamento e migliorie varie. La struttura ha anche la funzione di checkpoint: ogni volta che viene sopraffatto, Brady non muore ma si risveglia qualche ora dopo (il tempo scorre e il giorno si alterna alla notte) nell’avamposto più vicino, curato e pronto per tornare all’azione.
Gli obiettivi secondari non sono altro che altri avamposti da conquistare presenti nel quartiere. Ottenerli non è obbligatorio ma è caldamente consigliato, perché la loro occupazione incrementa il numero di affiliati alla resistenza che vagano nelle vicinanze, che potranno essere reclutati dal giocatore come valido supporto durante le sparatorie. In alcuni casi però non è facile capire come fare per prenderne il controllo.
Spesso si tratterà di trovare un ingresso abilmente nascosto, oppure attivare un interruttore o disattivare un meccanismo al fine di estendere una delle numerose passerelle improvvisate tra un edificio e l’altro. In certe strutture bisognerà riattivare l’impianto elettrico facendo girare le turbine di un’apposita dinamo.
Per farlo si dovrà collocare su di esse una delle moto presenti in zona, e mantenere un’accelerazione costante, con tutta la difficoltà derivante dal far arrivare il veicolo all’ultimo piano di un edificio. Particolarmente ardui da conquistare sono gli avamposti in cui è richiesto il ritrovamento di oggetti nascosti. Il raggiungimento degli obiettivi secondari si è rivelato la parte meno riuscita di Homefront: The Revolution, perseguito solo dai giocatori più tenaci, magari avvalendosi dei suggerimenti consultabili in rete.
Alcuni quartieri non sono stati devastati dalla guerra. In essi gli edifici sono ancora integri e i civili passeggiano per strada. In questo caso Brady non potrà occupare gli avamposti se non avrà prima fomentato la rivolta. Per farlo dovrà sabotare i generatori di corrente sparsi per le strade e alcuni mezzi militari, liberare le persone tenute prigioniere dai coreani e accendere gli apparecchi radiofonici sparsi per il quartiere, sintonizzati su una frequenza clandestina che trasmette dei comunicati che incitano alla sommossa.
Il protagonista ha a disposizione numerose armi ma può portarne solo tre alla volta, di cui una non sostituibile (la rivoltella). Completando i vari obiettivi e ottenendo denaro frugando negli appartamenti o vendendo oggetti di valore, è possibile acquistare nuove armi e migliorare le caratteristiche fisiche e l’attrezzatura di Brady.
Si spara col pulsante sinistro del mouse, si effettua una lieve zoomata con il pulsante destro. Le sparatorie si svolgono con relativa scioltezza ed è abbastanza semplice eliminare i soldati nemici. Tuttavia, la loro superiorità numerica rende sconsigliabile ingaggiare degli scontri a fuoco particolarmente prolungati, a meno che questi non siano legati alle missioni che fanno procedere la trama. Quest’ultima è ben strutturata e con dei notevoli colpi di scena, e si sviluppa nelle fasi di gioco più lineari, in cui non è prevista l’esplorazione del territorio. In questo modo sono strutturate anche le tre espansioni ufficiali, due delle quali forniscono un ulteriore epilogo alle vicende di Brady e compagni. Tirando le somme, posso tranquillamente affermare di essermi divertito a giocare a Homefront: The Revolution. Gli sviluppatori vi hanno implementato tante, forse troppe, meccaniche videoludiche, che funzionano piuttosto bene anche se nessuna spicca in modo particolare o propone alcunché di innovativo. Piccola nota a margine: effettuando determinate azioni è possibile sbloccare nella sezione extra il gioco TimeSplitters 2, uno sparatutto pubblicato nel 2002 per le console dell’epoca. In questo modo è possibile giocarci con mouse e tastiera.
|