RECENSIONE a cura di Corradino Cassatt (18/05/2022)
Mirror’s Edge Catalyst è il seguito diretto e allo stesso tempo il reboot di Mirror’s Edge, il gioco pubblicato nel 2008.
La protagonista è la stessa, Faith Connors, però la trama non tiene minimamente conto degli eventi narrati nel capitolo precedente.
All’inizio la vediamo uscire di prigione dopo aver scontato una pena sulla quale non vengono fornite spiegazioni (questo retroscena viene raccontato in una miniserie a fumetti inedita in Italia).
La ragazza viene avvicinata da un suo amico, facente parte di un gruppo clandestino in lotta col regime totalitario che governa la città di Glass, teatro delle nostre scorribande. Ben presto si unirà a loro e, nel corso delle quindici missioni di cui è composto il gioco, scoprirà importanti segreti sul suo passato e sulla mega corporazione che ha preso il potere.
Mirror’s Edge Catalyst è fondamentalmente un platform game con la visuale in prima persona della protagonista, un’abilissima praticante del parkour.
Il dittico di cui fa parte ha sempre esercitato un certo fascino su di me perché io non ho mai praticato questa disciplina (e mai sarò in grado di praticarla), però grazie a questo gioco posso vagamente comprendere quali emozioni si provano a compiere quelle tipiche spericolate acrobazie.
L’impegno nel ricreare le movenze dei parkouristi è evidente e, anche se non si insegue l’assoluto realismo, si ha davvero l’impressione di muoversi in modo naturale scavalcando muri e atterrando incolumi da altezze vertiginose. Per eseguire le missioni bisogna recarsi in determinati luoghi della città, che sono indicati nella comoda mappa tridimensionale richiamabile con la pressione dell’apposito tasto.
In essa è indicata non solo l’ubicazione delle persone che ci affideranno gli incarichi, ma anche i punti dove cimentarsi in sfide opzionali come la corsa a tempo (se connessi, i risultati compariranno in una classifica online) e il luogo dove trovare alcuni oggetti che servono a incrementare un apposito punteggio, di cui parlerò tra poco.
Una volta selezionato l’obiettivo, attraverso una sorta di navigatore satellitare in realtà aumentata sarà visibile il tragitto da percorrere, sotto forma di una scia rossa che si muove nella direzione da seguire. Purtroppo questa non è fissa e immobile, ma si muove a intermittenza, e questo influisce nella riuscita delle missioni a tempo, dove la vittoria può effettivamente dipendere da frazioni di secondo nel tagliare il traguardo: nella foga della corsa, se la scia non è visibile in determinati momenti, il giocatore non sa che direzione prendere e perde secondi preziosi nel cercarla, costringendolo a ritentare più volte e a imparare a memoria il tragitto.
La città è enorme e si può esplorare in lungo e in largo; inoltre il gioco concede una notevole libertà sul percorso da scegliere per raggiungere una determinata zona. Ovviamente l’attività illegale di Faith non passa inosservata e dovrà cercare di non farsi riprendere dalle numerose videocamere di sorveglianza. Qualora ciò dovesse accadere, lei si dovrà difendere dagli attacchi delle guardie che cercheranno di fermarla.
Nel gioco non è previsto l’uso di armi da fuoco, perciò gli scontri saranno esclusivamente corpo a corpo. Questi prevedono l’impiego di colpi diretti di varia potenza e soprattutto la possibilità di scansare gli attacchi dell’avversario collocandosi di fianco con uno scatto, per poi approfittare della sua guardia abbassata per infliggere un danno maggiore.
Risulta piuttosto utile la possibilità di direzionare i calci e i pugni, in modo da scagliare l’avversario verso un determinato elemento dell’ambientazione e metterlo immediatamente fuori combattimento (ad esempio una ringhiera, dalla quale cadrebbe nel vuoto).
In ogni caso l’interazione con la sorveglianza fa scattare l’allarme, che determina un continuo flusso di nemici e il monitoraggio di un elicottero che segnalerà la posizione di Faith. Il raggio visuale del velivolo è indicato nella minimappa presente nell’interfaccia, e finché lei si troverà al suo interno la fase di allerta non cesserà. Occorrerà quindi fuggire a perdifiato e, una volta fuori dalla vista dell’elicottero, bisognerà restare nascosti per un certo periodo di tempo finché le guardie non si ritireranno.
Il superamento delle missioni, principali e opzionali, conferisce un punteggio che va speso per migliorare le capacità del personaggio. Si possono aumentare parametri come forza o resistenza; si possono anche acquisire nuove capacità, come quella molto utile che consente di voltarsi e saltare nella direzione opposta mentre si corre su una parete.
Il completamento degli incarichi relativi alla trama permette a Faith di dotarsi di strumenti utili come il rampino, in grado di farla accedere a determinate zone della città altrimenti interdette.
La grafica è di ottimo livello. L’aspetto freddo e asettico della città di Glass è reso molto bene; le animazioni dei personaggi sono state fedelmente riprese dalle movenze di atleti reali e chi dispone di un computer dalla potenza sufficiente può godersi uno spettacolo che sfiora il fotorealismo.
L’unico difetto rilevante che ho trovato è la sua relativa brevità. Mirror’s Edge Catalyst è un gioco piuttosto facile. Chi decide di intraprendere tutte le missioni e ottenere tutti i potenziamenti non impiegherà molto ad arrivare all’emotivamente intensa sequenza finale. Dopo è comunque possibile riprendere l’esplorazione della città in cerca degli oggetti vari segnati in modo piuttosto vago sulla mappa (chip da rivendere al mercato nero, bagliori energetici da attraversare o megaschermi da hackerare) o cercare di battere il record di velocità nelle prove a tempo, ma chi non è interessato a queste cose non tarderà a passare a un altro gioco.
In definitiva, consiglio Mirror’s Edge Catalyst a chi voglia provare un’esperienza nuova e originale, emozionante anche se non particolarmente impegnativa.
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