RECENSIONE a cura di Corradino Cassatt (08/09/2019)
Sebbene siano passati tanti anni dalla sua pubblicazione, c’è ancora tanta gente che ancora oggi continua a giocare, modificare e arricchire Doom. Secondo alcuni si tratta, insieme al suo seguito Doom 2, del migliore sparatutto in soggettiva mai realizzato. Appare dunque logico che presso la Id Software si sia cercato di realizzarne una versione al passo dei tempi, rispettosa del passato ma con le innovazioni che hanno fatto evolvere questo apprezzato genere videoludico negli ultimi decenni.
La trama, così come per l’originale del 1993, è irrilevante. Intendiamoci, se a qualcuno interessa seguire la vicenda di un gruppo di scienziati che incautamente decide di sfruttare l’inferno come fonte energetica attraverso un portale presente su Marte, troverà parecchi documenti da leggere nel corso della partita. Altrimenti si può godere il gioco ignorando tranquillamente queste informazioni. In Doom, allora come adesso, principalmente si corre e spara.
Le meccaniche di gioco, almeno nelle fasi di combattimento, sono all’insegna della frenesia. Il giocatore si sposta in ambienti perlopiù privi di creature ostili, all’interno dei quali però ci sono dei punti che, una volta raggiunti, vedono all’improvviso materializzarsi dal nulla ondate di mostri pronti a fare la pelle al protagonista. Si tratta in pratica di arene intervallate da fasi di esplorazione.
I nemici sono gli stessi dei precedenti capitoli della saga, con qualche variazione e aggiunta qua e là. Il loro comportamento è piuttosto variegato: la maggior parte carica il giocatore a testa bassa, esponendosi al fuoco delle nostre armi; altri invece, come gli agilissimi imp, spesso si allontanano dal giocatore per poi bersagliarlo con i loro proiettili.
Per avere la meglio su di loro avremo a disposizione numerose armi, ciascuna con diverse modalità di fuoco alternativo. Spesso capiterà che un nemico rimanga stordito per qualche secondo in seguito agli attacchi subiti, in questo caso il suo corpo barcollante lampeggerà.
Si potrà allora effettuare un’uccisione cruenta, esclusivamente corpo a corpo, che donerà al giocatore energia e munizioni extra.
A differenza dei precedenti capitoli della serie, le capacità del protagonista e le stesse armi si potranno potenziare nel corso della partita, un po’ come nei giochi di ruolo.
Lo si potrà fare in parecchi modi, portando a termine determinate prove fissate all’inizio di ogni livello, trovando oggetti nascosti, uccidendo mostri, superando sfide supplementari e altro ancora.
Gli sviluppatori hanno letteralmente cosparso i livelli di luoghi segreti da scoprire, oggetti utili da trovare, citazioni e easter egg da individuare.
Dedicarsi a questa ricerca è divertente e consigliato, anche se si ha comunque la sensazione che tutto ciò sia stato inserito per, come si dice in questi casi, “allungare il brodo”, visto che altrimenti i soli tredici livelli del gioco verrebbero superati piuttosto in fretta.
Tuttavia una volta terminata la campagna giocatore singolo ci si può dedicare agli scontri multigiocatore (anche contro i bot) o a particolari sfide legate ai livelli superati. Si possono anche creare livelli inediti con l’editor fornito insieme al gioco.
Le ambientazioni sono piuttosto estese e ampiamente esplorabili, non si tratta di lunghi corridoi come quelli visti in giochi come Call of Duty e simili. Una comoda bussola indica la direzione da seguire per raggiungere l’obiettivo successivo.
La grafica è di ottimo livello, con modelli ricchi di dettaglio e personaggi ben animati, e la direzione artistica riesce bene a trasmettere la sensazione di trovarsi in un ambiente malsano e disperato come quello che caratterizza gl’inferi. Il sonoro fa il suo dovere e le musiche forniscono un adeguato commento alle situazioni in cui ci troveremo nel corso della nostra impresa.
Il salvataggio della posizione avviene in automatico raggiungendo determinati checkpoint, presenti in numero congruo e ben collocati all’interno dei livelli. Per fortuna tutti gli oggetti e potenziamenti rimarranno comunque in possesso del giocatore anche se morirà subito dopo averli trovati, sollevandolo dalla necessità di doverli ottenere di nuovo una volta caricato l’ultimo salvataggio.
L’azione è fluida, scorrevole e quasi mai ripetitiva. Si potrebbe obiettare che il gioco non propone nulla di nuovo, però è innegabile che esso non può avere lo stesso impatto che ha avuto Doom nel lontano 1993.
Un gioco che, è bene ricordarlo, ha ridefinito un intero genere videoludico. Perciò consiglio questa nuova versione del celebre prodotto della Id Software a tutti gli amanti degli sparatutto in soggettiva e dei bei giochi in generale, a condizione che non si aspettino di provare l’esperienza sconvolgente e pionieristica che caratterizzò i primi due capitoli della serie.
SCREENSHOT (29/05/2016)
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