RECENSIONE a cura di Corradino Cassatt (19/08/2024)
Halo: Reach, pubblicato successivamente a Halo 3, è uno spin-off della saga principale, nato come esclusiva della console Xbox 360 e da qualche anno è giocabile anche su PC grazie alla raccolta Halo: The Masterchief Collection.
Il gioco è ambientato sul pianeta Reach, popolato da una corposa colonia umana, un po’ di tempo prima degli eventi narrati nel primo Halo.
Il giocatore veste i panni di un soldato Spartan chiamato col nome di battaglia Six mentre si unisce alla squadra Noble, composta da altri cinque militari geneticamente modificati. Siamo agli inizi della guerra contro l’alleanza Covenant e i protagonisti si troveranno coinvolti in un’escalation militare che avrà conseguenze drammatiche.
Fedeli al principio che se una cosa funziona, non c’è motivo di cambiarla, gli sviluppatori hanno riproposto le meccaniche di gioco dei capitoli precedenti. I nemici, le armi e i veicoli utilizzabili sono più o meno gli stessi. Le novità sono poche. Da Halo 3: ODST è stata mantenuta la presenza di due livelli di energia per il protagonista: una legata alla barriera energetica (che si ricarica automaticamente dopo qualche secondo), l’altra alla salute (ripristinabile grazie a dei kit di pronto soccorso sparsi per i livelli).
Oltre alle armi, Noble Six ha a disposizione anche dei dispositivi da utilizzare in battaglia. Questi offrono vari benefici che vanno dalla fornitura di una barriera temporanea alla possibilità di muoversi più velocemente per qualche secondo, come anche ottenere l’invisibilità per un breve periodo di tempo restando immobili o librarsi in volo per brevi distanze. Io ho utilizzato soprattutto quello che permette di proiettare un ologramma del soldato nella direzione verso la quale è rivolto, che attira su di sé l’attenzione e i proiettili dei nemici.
É possibile portare solo uno alla volta di questi aggeggi; in compenso il loro utilizzo è illimitato, bisogna solo aspettare alcuni secondi prima che sia possibile attivarli di nuovo. Un’altra novità riguarda la presenza di una sezione ambientata nello spazio, alla guida di un caccia interplanetario munito di cannoni laser e missili, che fa somigliare Halo: Reach a un simulatore di volo spaziale.
Il fatto che Noble Six sia membro di una squadra fa sì che nel corso del gioco sia quasi sempre affiancato da almeno uno dei suoi compagni. Il loro contributo durante le battaglie non è particolarmente rilevante, però essi costituiscono un secondo bersaglio per i nemici, rendendo più facile al giocatore la sopravvivenza durante gli scontri a fuoco.
Rispetto a Halo 3, la grafica è migliorata: personaggi e oggetti hanno una resa estetica migliore, pur essendo i due giochi realizzati in origine per la stessa console. Come è da consuetudine per la serie, il divertimento deriva dalla capacità degli sviluppatori di guidare il giocatore attraverso fasi altamente spettacolari che sfruttano l’efficacia delle meccaniche di gioco così ben rodate nei capitoli precedenti. Purtroppo, l’esperienza non è particolarmente lunga.
I dieci livelli di cui è composto il gioco non durano molto, a meno che non si voglia impostare a “legendary” il livello di difficoltà: ciò comporta un aumento del livello di frustrazione a causa dei ripetuti tentativi di superare gli scontri più difficili (il giocatore non può salvare autonomamente la posizione, ma solo in punti prestabiliti), ma anche la possibilità di assistere a un più lungo filmato di fine gioco. In ogni caso, una volta portata a termine la campagna principale si può sempre ricorrere alle partite multigiocatore, tutt’oggi molto attive, o alla modalità orda, che qui viene chiamata sparatoria.
In fin dei conti Halo: Reach è un regalo che Microsoft ha fatto ai fan della serie che, a giudicare dagli ottimi dati di vendita, non chiedono altro che la solita formula corredata da piccole migliorie che non la stravolgano. Per fortuna c’è di che divertirsi anche per chi non sa nulla di Masterchief e delle sue imprese.
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